Chiude “Minturno tra le pagine” con l’omaggio a Paolo Villaggio

Condivi l'articolo

La prima edizione di “Minturno tra le pagine”, diretta da Veruska Menna e organizzata da Botteghe Culturali e l’Associazione Culturale “Il Sogno di Ulisse, con il patrocinio del Comune di Minturno, chiude in bellezza con la presentazione del libro “Fantozzi dietro le quinte – Oltre la maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio”, edito da Baldini e Castoldi. Ospite della serata di Sabato 11 Giugno, alle ore 21 presso l’Arena Mallozzi di Scauri, sarà l’autrice Elisabetta Villaggio, figlia del celebre attore ligure scomparso quattro anni fa. L’incontro, moderato dal giornalista Giuseppe Mallozzi, si aprirà con la proiezione del cortometraggio “Allafinfinfirifinfinfine” di Francesco D’Ascenzo, finalista alla settima edizione di Visioni Corte International Short Film Festival di Gaeta. Ingresso gratuito.

IL CORTOMETRAGGIO
Il piccolo documentario è l’ultima intervista a Paolo Villaggio prima della morte, un vero e proprio testamento e lezione di vita del protagonista di una delle maschere più rappresentative del cinema italiano. Ma questa volta Paolo Villaggio (scomparso a Luglio 2017), si è messo a nudo, abbandonando i suoi personaggi storici dal Professor Kranz, a Giandomenico Fracchia nell’indimenticabile “come è umano lei” al memorabile Ragionier Ugo Fantozzi, per raccontare con l’ironia e il cinismo, che lo hanno sempre contraddistinto, le sue paure più profonde: dalla perdita della memoria all’Alzheimer, dall’ipocondria alla paura della morte, resa però più accettabile dal fatto che “qualcosa resta”.

IL LIBRO
“Fantozzi dietro le quinte” è un memoir privato e insieme un racconto corale, un’incursione autentica nella vita di Paolo Villaggio e poi un’altra, inedita e fitta di testimonianze di prima mano, nel dietro le quinte del suo personaggio più memorabile: Ugo Fantozzi. Lui, il ragioniere più cinico e amato d’Italia, che nasce sulle pagine dell’«Europeo» prima di dare vita ai proverbiali libri e film; lui, capace di unire un ritratto sottile e scanzonato del ceto impiegatizio alla denuncia sociale contro «consumismo, cattivi e megapresidenti»; lui, creato e abitato da un comico ineguagliabile, di cui la figlia Elisabetta restituisce il ricordo con sguardo tenero e discreto. Dall’infanzia a Genova alle sere d’estate a Boccadasse, dall’amore vero incontrato a vent’anni al suo debole per Buñuel, senza dimenticare la gavetta romana – iniziata in uno scantinato umido a Trastevere e culminata con Federico Fellini – e l’amicizia con Fabrizio De André. E poi l’ansia congenita, il cibo come atto di sfogo, il ritiro, la malattia. Questa è la storia di «uno che la felicità l’ha quasi perseguitata» e che, quando se n’è andato, l’ha fatto tra gli applausi. Tra novantadue minuti di applausi, s’intende.

L’AUTRICE
Elisabetta Villaggio ha studiato Filosofia all’Università di Bologna e Cinema e Televisione a Los Angeles all’USC (University of South California). Ha lavorato in televisione come assistente alla regia, regista, autrice e consulente per programmi Rai, Mediaset, La7. Ha realizzato due cortometraggi e scritto alcune sceneggiature. Insegna alla RUFA (Rome University of Fine Arts) nel dipartimento di Cinema. Tra i libri pubblicati, i romanzi Una vita bizzarra (2013, Premio Anassilaos alla narrativa) e La Mustang rossa (2016).